È molto diffusa l’opinione che la difesa personale sia solo un insieme di tecniche ed insegnamenti atti ad atterrare un avversario prima che sia lui a farlo, confondendo l’autodifesa con lo street fighting . In realtà la difesa personale comprende sia tecniche fisiche per la difesa dalle aggressioni, sia tecniche psicologiche.
In tema di autodifesa un concetto molto importate è quello della prevenzione, e per questo viene incluso negli studi di tali tecniche. La prevenzione serve ad evitare inutili situazioni di rischio per la persona. Spesso questo concetto non è compreso immediatamente da chi si avvicina per la prima volta allo studio di tali tecniche. Il detto “prevenire è meglio che curare” può assurgere a massima comportamentale anche in questo campo.
La difesa personale deve essere vista come una cultura di prevenzione adatta a tutti. Lo studio di un’arte di difesa prima di tutto intende dare fiducia in sé stessi ed una conoscenza dei rischi e delle violenze, l’atteggiamento di una coscienza preventiva di qualsiasi attacco.
L’attività di difesa personale parte da due filosofie essenziali:
- essere preparati;
- serve solo per difesa e mai per offesa.
Le tecniche di difesa personale si differenziano per due caratteristiche fondamentali:
- l’applicazione: devono cioè essere eseguite nel modo più efficace possibile, e soprattutto non ci sono esclusioni di colpi;
- la durata: mentre l’allenamento sportivo prepara l’atleta ad affrontare incontri molto lunghi, suddivisi magari in più round, quello di autodifesa prepara l’allievo ad affrontare scontri che magari possono durare pochi secondi. Lo scopo non è ovviamente quello di totalizzare più punti dell’avversario, ma quello di terminare lo scontro a proprio favore e nel più breve tempo possibile.
Le tecniche di difesa dalle aggressioni fisiche sono molteplici e variano da scuola a scuola. Tutte però hanno in comune la ricerca della semplicità di esecuzione e l’efficacia. È importante che una tecnica di difesa entri nella memoria fisica di chi la esegue, cioè deve essere eseguita spontaneamente; la tecnica non deve essere pensata, deve essere eseguita e basta, come se il corpo reagisse per istinto. Non esiste una tecnica in assoluto più efficace di altre, ma esiste una linea guida da seguire affinché la tecnica utilizzata lo possa diventare.
Le più diffuse sono:
- cercare di mantenere l’iniziativa, incalzando l’avversario per non dargli il tempo di reagire e possibilmente di attaccare;
- puntare alle parti anatomiche più esposte e delicate (per es. occhi, naso, genitali);
- ogni parte del corpo può diventare un’arma, senza dimenticare che praticamente qualsiasi oggetto può essere usato allo stesso scopo.
Alcuni tipi di attacchi ravvicinati nel combattimento corpo a corpo possono essere:
- colpi al naso: cercare di colpire l’avversario sul naso, così da guadagnare momenti utili per fuggire oppure per sferrare un colpo ai genitali, cosi da finire definitivamente l’avversario.
- colpo ai genitali: cercare di colpire con un calcio o una ginocchiata i genitali dell’avversario, così da finirlo definitivamente.
- calcio al ginocchio: se portato frontalmente poco sopra il ginocchio, può portare alla rottura dei legamenti dello stesso. Se viene portato un colpo a girare sul lato del ginocchio, può provocare la fuoriuscita della rotula e il Ko dell’avversario.